Comunicazione: efficace solo se dietro c’è un’idea chiara

11.03.2020

In questi giorni drammatici, la comunicazione, unico campo in cui posso riflettere con qualche cognizione di causa, è l'elemento che può fare la differenza tra il caos e la consapevolezza.

Partendo dal principio che generalmente la comunicazione si rivolge ad un target predefinito e che tanto è più omogeneo e ristretto questo obiettivo da raggiungere, tanto sarà più efficace e semplice trasmettere il messaggio desiderato, viene da sé come il contrario, cioè rivolgersi ad un pubblico quantomai eterogeneo e trasversale sia un'azione complessa e delicata.

Detto questo, mi sembra che non si debba mai perdere di vista la funzione della comunicazione, intesa come professione, del trasmettere messaggi. Nelle aziende deve essere in grado di creare valore, deve essere coerente con i valori del brand e credibile. Nelle situazioni di crisi, il suo ruolo diventa ancora più cruciale: in queste condizioni occorre vedere innanzitutto come trasformare un problema in opportunità e, qualora non fosse possibile, cercare di limitare i danni fornendo messaggi chiari ed in grado di trasmettere sicurezza cercando di anticipare quelle che potrebbero essere le criticità percepite dal pubblico.

A monte di questo messaggio deve esserci però una linea di pensiero, una strategia, un'idea molto chiara che può anche non essere comunicata ma deve essere il fine a cui arrivare tramite i nostri messaggi. Credo che la comunicazione e la gestione delle crisi debba il più possibile non dare adito a dubbi, incertezze o prestare il fianco a attacchi su debolezze che, anzi devono essere anticipate dando nel messaggio stesso tutte le risposte a domande e critiche che potrebbero arrivare.

Più è complessa la situazione più i concetti devono essere ridotti all'essenziale, chiari e inequivocabili e, in ogni caso trasmettere la sensazione che chi li stia diffondendo sia assolutamente sicuro e abbia la situazione sotto controllo.

Sintetizzando, comunicare in un situazione di crisi ad un pubblico non "targettizzato" credo richieda pochi concetti, inattaccabili, chiari e in grado di dare sicurezza.

Il concetto tra gestire e creare confusione è molto sottile, possono fare la differenza informazioni incomplete, ma anche eccessive, toni differenti della voce, dettagli che rendono comunicare al tempo stesso un'azione naturale che facciamo da sempre e un lavoro delicato, che può causare disastri.

Marco Fasoli