Perché nella seconda metà della mia vita mi sono trovato a lavorare sulle persone?
Perché in fondo lo ho sempre fatto, a partire da me stesso.
Perché non esiste comunicazione sensata senza imparare ad ascoltare, conoscere e valorizzare le persone, per primi se stessi.
Perché penso che mai ora ce ne sia bisogno: siamo nel mondo della comunicazione, ma non siamo mai stati meno capaci di comunicare come oggi. Tutti dicono la loro, "pubblicano", si fanno vedere, pensano di essere protagonisti, ma se nessuno ascolta, guarda, si apre agli altri, non esiste alcun messaggio, alcun protagonista, alcuna capacità di comunicazione.
Perché tanti confondono la comunicazione con il marketing: in realtà tutti abbiamo bisogno di comunicatore, tutti siamo clienti e fornitori di qualcuno, tutti viviamo di relazioni, personali e professionali.
Perché mi piace "accendere" lampadine, non ho verrà assolute e non insegno nulla, semplicemente cerco di fare vedere altre strade, altri modi di pensare, invito a guardare oltre ai ruoli che abbiamo scritto sul biglietto da visita, alzare lo sguardo dal volante che abbiamo davanti, perché non si può guidare guardando il volante, invito a vedere e sentire gli altri, che è molto differente dal guardare e ascoltare, invito a rimanere aperti, darsi la possibilità di sorprendersi e sorprendere.
Perché siamo tutti molto meglio di quello che pensiamo sia il nostro ruolo, quello che ci è richiesto, o di qualsiasi limite ci auto imponiamo.
Perché non credo alle divisioni, tutto quello che facciamo dovremmo farlo con tutto quello che siamo e ci verrebbe tutto molto meglio.
Marco Fasoli