Dovremo fare da soli, ma ricordiamocelo

15.05.2020

Alla fine il velo è caduto, le premesse già prima del virus erano piuttosto chiare, ma si sa, la speranza è l'ultima a morire. Tant'è, ad una certa area politica l'automobile, non piace proprio. E ora che tutti i tavoli tecnici, gli appelli, i dati inconfutabili che cercavano di dare evidenza di quanto il comparto fosse strategicamente fondamentale per l'economia del Paese sono stati vani, occorre per forza andare avanti, contando sulle proprie forze. Sarà durissima, ma forse davanti ad una controparte che parla di overboard elettrici e piste ciclabili demenziali, è più dignitoso smettere persino di chiedere. L'Italia è ancora un Paese di appassionati, le esigenze di mobilità sono sempre più forti e sentite per mille motivi, le concessionarie hanno ancora delle armi da potersi giocare, magari stringendo patto d'acciaio con le Case delle quali rappresentano il braccio armato, perché alla fine le auto prodotte bisogna venderle. Risvegliare tutto l'amore che brucia ancora, magari sotto ad uno strato di cenere, fatto di messaggi anestetizzanti, di prodotti che non riescono più ad infiammare i cuori, di demagogie che hanno portato a colpevolizzare quello che prima era un motivo di vanto. Smettiamola di chiedere e facciamo da soli, dealer, Case, appassionati, media, comunicazione...spingiamo tutti nella stessa direzione che non è certo quella istituzionale, ma che mai come in questo momento può dare i suoi frutti. Provare a ripensare certi processi, a partire da quelli con cui si raccontano le automobili, da parte di tutti...L'automobile è un oggetto meraviglioso. Proviamo a proporre nuovi prodotti, percorriamo strade troppo frettolosamente abbandonate. Smettiamo di usare lo stesso linguaggio dei legislatori, quegli argomenti sono il lavoro sporco e noioso per addetti ai lavori, ai clienti non interessano tanto. Proviamo a riconoscere qualche errore di valutazione nella comunicazione: poniamoci quantomeno dei dubbi su quello che desiderano i giovani, abbiamo trasformato le automobili in smartphone smettendo di parlare di quello che rende o dovrebbe rendere esattamente opposti i due concetti. Ci raccontavano che questo è quello che cercano, ma poi abbiamo creato una generazione che delle vetture o se ne disinteressa, o pensa alle Abarth, un marchio che non ha mai abbandonato i suoi valori e li ha sempre comunicati in modo forte e chiaro. Oggi, il potenziale cliente può avere un salone a sua completa disposizione, su appuntamento, può essere accolto, ascoltato e aiutato a trovare la soluzione migliore, può essere guidato tra formule di acquisto personalizzate, indirizzato tra nuovo, usato...ma più di ogni altra cosa deve essere valorizzato. Torniamo a fare innamorare dell'automobile, chi può e chi potrà, ma sopratutto torniamo a fare sognare tutti, ed è difficile fare innamorare e sognare parlando di CO2, 5G, smartphone, connettività,,,,sarebbe come pretendere di innamorarsi di una persona solo per la sua sincerità, condizione che deve certo essere presente...ma che da sola non fa certo battere il cuore.

Marco Fasoli